XVI CAPITOLO GENERALE 2024
I piani di formazione affinché sia profezia vocazionista per la Chiesa di domani
Presidente: Ookken P. Alan Tony, SDV
- Kannampuzha P. Rinu Varghese, SDV
- Lawi P. Hendrikus, SDV
- Morrone P. Luigi, SDV
- Nwogu P. Nnaemeka Ikechukwu, SDV
- Oguh P. Benedict Ikenna, SDV
- Rosales P. Angelito Asención, SDV
INTRODUZIONE
Il termine “Vocazionario” ha un significato fondamentale nel contesto della nostra missione e del nostro incarico. Il Vocazionario riveste un ruolo centrale nella vita e nella missione dei Vocazionisti, come previsto da San Giustino. Questo documento esplora il significato fondativo del Vocazionario nella formazione religiosa, sottolineando il suo scopo come luogo di discernimento vocazionale e di crescita spirituale. Attingendo dagli scritti di San Giustino e dal Direttorio della Congregazione, evidenzia il quadro teorico e le sfide pratiche del Vocazionario. Il testo approfondisce il suo più ampio servizio ecclesiastico, la distinzione tra il Vocazionario e il seminario tradizionale e la necessità di inculturazione e adattamento in diversi contesti culturali. Inoltre, affronta le sfide contemporanee della formazione religiosa e offre strategie per migliorare l’efficacia e l’efficienza della formazione e la rilevanza del Vocazionario nel coltivare le future vocazioni. Attraverso questa analisi comprensiva, il documento sottolinea l’importanza di mantenere l’identità e la missione uniche del Vocazionario all’interno della Chiesa.
- IL VOCAZIONARIO
Seguendo il tema che è stato affidato alla nostra commissione, è ovvio che il termine “Vocazionario” è di primaria importanza e come tale deve essere ben compreso. È stato coniato dal nostro padre Fondatore San Giustino Maria Russolillo della Santissima Trinità. Quindi è esclusivamente un “termine” vocazionista. Come tutti sappiamo, per rafforzarne l’importanza leggiamo dalle nostre Costituzioni: “Il Vocazionario è l’opera più caratteristica della Congregazione e il suo campo d’azione più speciale” (art. 12). Questo articolo delle Costituzioni, senza sminuire le altre opere e campi d’azione (parrocchie, scuole, missioni) della Congregazione, fa del Vocazionario una conditio sine qua non per vivere la vita della Congregazione, come confermato dalle stesse Costituzioni all’articolo 5: “All’interno della Chiesa, la Società Divine Vocazioni abbraccia come propria missione particolare la ricerca e la formazione delle vocazioni sacerdotali e religiose, specialmente tra i meno abbienti, attraverso la sua opera caratteristica, il Vocazionario”. Il Vocazionario è “fons et culmen” della vita della Congregazione in rispetto alle sue opere e campi d’azione. Secondo le Costituzioni: “Il Vocazionario deve essere in relazione costante di mutuo sostegno e di aiuto con i campi di azione che si trovano nelle nostre comunità, parrocchie, istituti e missioni” (art. 15; IST Rules n. 2). È “un vero e proprio vivaio dove le piccole piante vocazionali vengono coltivate con la massima cura, e pronte per essere trapiantate in un altro campo”. Nell’Ascensione, don Giustino, parlando della residenza del servo dei santi (i Vocazionisti), dice: “In teoria e in realtà, la residenza del servo dei santi dovrebbe essere chiamata un Vocazionario” (n. 750). Ogni casa/comunità Vocazionista trae il suo nome e la sua opera dal termine Vocazionario (IR, n. 12). È fondamentale e vitale e senza di esso, ogni vocazionista (e tutta la Congregazione) perde la propria identità.
Nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, Papa Francesco ci ricorda che “a tutti noi è chiesto di obbedire alla sua chiamata ad uscire dalla nostra zona di comfort per raggiungere tutte le ‘periferie’ che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 154). Questo è ciò che San Giustino, precursore dei tempi, ha fatto durante la sua vita e il suo ministero, e soprattutto con l’istituzione del Vocazionario. Ispirato dalla sua esperienza e dal suo lavoro di “seminarista in vacanza che insegnava il catechismo”, fu sempre consapevole che le vocazioni fioriscono anche tra i poveri, e quelli che, almeno ai suoi tempi, non potevano compiere la chiamata di Dio perché le loro famiglie non potevano permettersi le tasse. Se questo può essere cambiato in realtà come l’Italia, nei Paesi in cui siamo presenti oggi è molto attuale e rende il Vocazionario, almeno nella visione di San Giustino, una realtà che dovrebbe trovare terreno fertile per crescere e fiorire.
Nelle Costituzioni del 1931, San Giustino scriveva: “L’opera centrale, primaria ed essenziale dei Servi delle Divine Vocazioni è la ricerca e la cura delle vocazioni ecclesiastico-religiose, non tanto per l’Istituto, ma per tutto il clero secolare e regolare” (San Giustino Russolillo, Opere, vol. 24, Costituzioni 1931, art. 80). San Giustino vede il Vocazionario come opera centrale con i seminari, le scuole, i collegi, o qualsiasi istituto che si occupa della formazione dei giovani, di ogni classe e condizione. “La Società abbraccerà qualsiasi opera catechetica e missionaria, liturgica o mariana, liturgica e sociale, e ogni opera ascetica o apostolica in modo didattico al servizio dello Spirito Santo solo se subordinata e concentrata al Vocazionario” (Costituzioni 1931, art. 82). Nelle stesse Costituzioni, San Giustino descrive la sua visione del Vocazionario: “I Vocazionari sono quegli istituti ecclesiastici propri dei Servi della Società Divine Vocazioni, dove i figli del popolo di Dio che desiderano consacrarsi al servizio di Dio e della Chiesa per tutta la vita, vengono radunati ed educati, quasi gratuitamente” (Costituzioni 1931, art. 94).
- RUOLO DEL VOCAZIONARIO NELLA VITA DEI VOCAZIONISTI
Leggendo gli scritti di San Giustino, risulta chiara la centralità del Vocazionario nella vita dei Vocazionisti e la sua importanza nella formazione religiosa. Il nostro Direttorio indica che il Vocazionario è il luogo dove si facilita il discernimento vocazionale e dove i formatori introducono coloro che sono in fase di discernimento alle varie correnti di spiritualità (Direttorio, art. 8). Nella stessa sezione del Direttorio, all’art. 10, si dice che “la gratuità del Vocazionario deve essere preservata e per questo è necessario sensibilizzare anche i religiosi e i laici con opportune iniziative e attraverso la raccolta di fondi”.
L’art. 12 sottolinea che il Vocazionario offre formazione per le prime due fasi della formazione vocazionale: l’alunnato e il discepolato. Dal Direttorio e dalla Ratio Institutionis Generalis risulta chiara la visione teorica del Vocazionario come un luogo di accoglienza e discernimento per coloro che mostrano segni di vocazione e che hanno bisogno di essere assistiti e guidati a prendere una decisione consapevole. L’obiettivo è quello di accogliere gli adolescenti e i giovani adulti che sono in discernimento vocazionale, guidandoli verso una risposta specifica, soprattutto verso la vita religiosa o il sacerdozio. Inoltre, il fine è quello di dare al candidato i mezzi per fare una scelta adeguata verso un seminario, un istituto religioso o la sua vocazione laicale (Ratio Institutionis Generalis, 3.1, 3.2).
Leggendo le risposte al Questionario in preparazione al XVI Capitolo Generale, diventa chiaro che tra noi c’è confusione e mancanza di chiarezza sul ruolo che il Vocazionario svolge nella nostra vita. Mentre la stragrande maggioranza delle risposte mostra un’inconsapevolezza sull’identità del Vocazionario, dalle risposte emerge che c’è confusione sul suo ruolo in relazione ai campi di azione e su come strutturarlo secondo le nostre esigenze. Quando ci confondiamo sull’identità di un’opera così importante per noi, sulla sua funzione e il suo lavoro, tutto diventa confuso. Con gli ordini missionari c’è sempre la sfida di portare le opere da un Paese all’altro, ma la tentazione più grande è quella di copiare il modello da un luogo all’altro senza tener conto della cultura o delle esigenze locali. L’inculturazione non può essere un processo unilaterale, ma deve essere bilaterale per aiutare e sostenere la crescita di entrambe le parti coinvolte. “Pur mantenendo l’aspetto della formazione iniziale, dell’accompagnamento vocazionale, della formazione alla santità, esso deve assumere la consuetudine, il colore e il sapore del nuovo Paese di adozione” (P. Ludovico Caputo, Il futuro del Vocazionario. Lettera circolare. Avvento 2009).
- IL VOCAZIONARIO: UN SERVIZIO ALLA CHIESA
Il Vocazionario, secondo l’intenzione di don Giustino, deve essere uno strumento vitale al servizio della Chiesa universale e non solo una fonte di vocazioni per la nostra Congregazione. Così, il Vocazionario ha per sua natura un orizzonte ecclesiastico più ampio, essendo “…un centro religioso-missionario di apprendimento per i giovani capaci e generosi, che si preparano a servire il Regno di Dio nelle diocesi, negli ordini religiosi e nel mondo” (Ascensione, n. 750).
Nelle Costituzioni del 1931, don Giustino afferma che “nel Vocazionario viene abbracciata un’intensa vita di preghiera, studio e lavoro, anche manuale, in modo da renderlo più simile a un noviziato religioso che a un collegio ordinario, con una degna preparazione ai seminari e agli istituti religiosi” (Costituzioni 1931, 95). Nelle stesse Costituzioni scrive che nei Vocazionari lo studio è puramente religioso secondo le indicazioni per la formazione delineate dalla Chiesa; afferma inoltre che i Vocazionari devono essere aperti alle varie fasce d’età e alle diverse condizioni di vita degli eletti alle divine vocazioni (Costituzioni 1931, 97-98).
L’amore di don Giustino per le vocazioni e la dedizione per il Vocazionario sono evidenti anche nelle Costituzioni che scrisse nel 1948. In esse ripete ancora una volta che il Vocazionario è l’opera più caratteristica della nostra Congregazione, affermando che il carattere gratuito dell’opera deve essere conservato e che la SDV lavora per la ricerca e la cultura delle vocazioni ecclesiastiche e religiose, non tanto per l’Istituto, quanto per il clero secolare e regolare, con un chiaro carattere di gratuità (Costituzioni 1948, 6, 95, 246).
- IL VOCAZIONARIO E IL SEMINARIO
Don Giustino considerava la parola “seminario” troppo generica; questa, come sappiamo, si riferisce al semenzaio dove cresce un seme e da quel seme nasce una pianta. “Vocazionario”, una parola coniata dal nostro Fondatore, riprende questa idea ma si riferisce alle vocazioni e, in particolare, al luogo in cui una vocazione può essere accolta e aiutata a svilupparsi. Il Vocazionario è il luogo in cui una vocazione viene collocata perché cresca e fiorisca (P. Ludovico Caputo, Il Vocazionario. Lettera circolare. Quaresima 2009). Nella sua Lettera circolare per la Quaresima 2009, P. Caputo spiega come questa parola realizzi e incarni la sollecitudine, l’amore e il servizio che San Giustino aveva per le vocazioni. Noi, suoi figli, dobbiamo imitare il suo zelo. È attraverso l’opera del Vocazionario che si realizza il nostro carisma; questo è il lavoro che distingue e caratterizza noi Vocazionisti nella Chiesa di Dio. Siamo chiamati oggi a realizzare e portare avanti quest’opera, tenendo conto dei tempi e di come essa possa essere ancora attuale, senza privarla della sua natura e della sua identità.
L’importanza fondamentale e vitale del Vocazionario è testimoniata anche dalla sua funzione di base, che va oltre quella di “semplice seminario”. Le nostre Costituzioni affermano: “Il Vocazionario accoglie e forma spiritualmente e accademicamente, gratuitamente, tutti coloro che mostrano segni di vocazione e non hanno ancora deciso se entrare in seminario o in una comunità religiosa specifica” (articolo 13). Così, un “seminario” è un figlio del “Vocazionario”. Il carattere “accogliente” del Vocazionario è importante. Deve essere un luogo favorevole per vivere e restare. Un Vocazionario con un carattere ostile verso coloro che bussano alla sua porta o verso i suoi ospiti, perde la sua qualità essenziale e il suo carattere di vero Vocazionario, compromettendo l’aspetto formativo/educativo. Nessuna attività formativa (spirituale o accademica) può prosperare in un ambiente non accogliente.
- L’OPERA DEL VOCAZIONARIO OGGI: I PIANI DI FORMAZIONE PERCHÉ SIA UNA PROFEZIA VOCAZIONISTA PER LA CHIESA DI DOMANI
Se crediamo che il futuro del Vocazionario sia strettamente legato al futuro della Congregazione, allora la formazione offerta in Italia, negli Stati Uniti, in India o in qualsiasi altro luogo deve offrire un sostegno adeguato e i mezzi per rendere possibile il processo di inculturazione. Questo ovviamente parte dalle persone a cui è affidato un ruolo così importante. San Giustino vede il Vocazionario come “il collegio religioso missionario di giovani idonei e volenterosi che si preparano al servizio del Regno di Dio nelle diocesi, nelle famiglie religiose e nel mondo” (Opere, vol. 22, 924). San Giustino qui sceglie di chiamarlo collegio missionario, considerando che le missioni sono anche uno dei nostri campi di azione e questo non è un caso. Una delle sfide di oggi è la formazione di religiosi missionari, dove la paura di lasciare il conforto e le certezze del proprio paese prevalgono sulle esigenze della Congregazione. Quando si arriva a questo punto, la domanda che ci si pone è: “Stiamo formando dei Vocazionisti o dei diocesani in abiti vocazionisti?”. Il peso della responsabilità non dovrebbe ricadere solo sui formatori, ma anche sulla realtà più ampia dove le vocazioni vengono coltivate e dove queste fioriscono. Un religioso non dovrebbe avere paura di esprimere i propri desideri missionari e di essere punito perché vuole realizzare la vocazione che ha ricevuto da Dio. Fortunatamente, negli anni recenti la Congregazione, specialmente nei paesi di missione, ha iniziato ad allontanarsi dal vecchio stile di formazione, cercando di applicare il modello italiano, e l’attuazione dei piani formativi locali sta aiutando ad armonizzare la realtà locale e la cultura (Ratio Institutionis Generalis; Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis), tenendo conto delle esigenze dei candidati locali.
Il distacco dal passato è una sfida affrontata da molte, se non da tutte, le congregazioni religiose, soprattutto quelle di più recente fondazione. “Quello che Gesù dice sulla resistenza al cambiamento – perché il vecchio è buono (cfr. Lc 5,39) – è un fenomeno che incontriamo in tutte le operazioni umane e in tutti i sistemi culturali”. Come insegna il Vangelo nelle parabole del buon grano e della zizzania (cfr. Mt 13, 25-30), e della rete piena di pesci buoni e cattivi (cfr. Mt 13, 47-48), spesso le opere buone si mescolano a quelle meno buone. Ogni sistema stabilizzato tende a resistere al cambiamento e a lavorare per mantenere la propria posizione. A volte questo avviene nascondendo le incoerenze; altre volte, accogliendo sia il passato che il presente con le loro imperfezioni, negando la realtà e la finzione in nome di un’armonia fittizia, o addirittura nascondendo i propri obiettivi con un’azione superficiale (Per vino nuovo otri nuovi, 11). Con il passare del tempo, diventa chiaro che ciò che conta di più non è la conservazione delle forme e del modo in cui le cose sono sempre state fatte, ma piuttosto che qualsiasi istituto, compreso il nostro, deve ripensare la vita consacrata nel mondo di oggi e pensare a mezzi di continuità creativa che difendano e conservino lo spirito originario. Nelle parole di Papa Francesco: “La pastorale in chiave missionaria cerca di abbandonare l’atteggiamento compiacente che dice: ‘Abbiamo sempre fatto così’. Invito tutti a essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione nelle rispettive comunità” (Evangelii Gaudium, 33).
Se il Vocazionario deve rimanere ed essere una profezia Vocazionista per la Chiesa di domani, dobbiamo rimetterlo al centro di tutto ciò che facciamo. San Giustino credeva che i tre campi d’azione dovessero ruotare attorno a questo luogo così importante. Il Vocazionario non deve essere trascurato o semplicemente un modo per nominare la casa della formazione. Anche in questo caso vale lo stesso principio: dobbiamo fare di tutto per renderlo rilevante e attuale tra le persone che siamo chiamati a servire. Dobbiamo fare tutto il possibile per far sì che il Vocazionario rimanga attuale. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare dal numero di persone che se ne vanno, ma dovremmo chiederci perché questo accade. I giovani hanno il desiderio di impegnarsi, purtroppo a volte è ciò che viene offerto e chiesto che li porta ad andarsene. “La differenza tra ciò che è stato proposto in termini di valori e ciò che viene effettivamente sperimentato può portare a una crisi di fede” (Per vino nuovo otri nuovi, 12). Come possiamo chiedere ai nostri formatori di dare una formazione Vocazionista, quando a volte sono lasciati soli nel lavoro e non sono sostenuti dalle loro comunità? I piani di formazione per ogni nazione dovrebbero prendere in considerazione la realtà della comunità di formazione, del Vocazionario in cui deve essere svolta. “Perché la formazione sia efficace, deve essere basata su una pedagogia strettamente personale e non limitarsi a un’unica soluzione per tutti i valori, le spiritualità, i tempi, gli stili e i modi. Siamo di fronte alla sfida della personalizzazione della formazione in cui si recupera il modello iniziatico. L’iniziazione richiede il contatto tra il maestro e i discepoli che camminano fianco a fianco nella fiducia e nella speranza” (Per vino nuovo otri nuovi, 16). Papa Francesco ci ha ricordato più di una volta che “non dobbiamo formare amministratori, manager, ma padri, fratelli, compagni di viaggio [e che] la formazione è un’opera d’arte, non un’azione di polizia” (Francesco, Svegliate il mondo. Conversazione con Papa Francesco sulla Vita Religiosa, in La Civiltà Cattolica, 10-11). La formazione permanente dei formatori è necessaria per assicurare che essi abbiano i mezzi per svolgere il lavoro loro affidato, soprattutto quando si tratta di assicurare che coloro in formazione siano consapevoli di quali siano le esigenze della Congregazione. Come già detto, San Giustino vedeva il Vocazionario al centro di tutto ciò che facciamo e dove il nostro carisma e la nostra spiritualità sono vissuti appieno. Le nostre case di formazione devono ritornare a quel modello originale, affinché la formazione aiuti i candidati a discernere meglio la loro chiamata e a fare una scelta consapevole. Sicuramente, i nostri Vocazionari hanno mantenuto il loro lavoro speciale come “vivaio” di vocazioni. Hanno conservato il loro lavoro formativo in misura ragionevole, pur affrontando molte sfide oggi, come:
- Lavorare per aumentare il numero di vocazioni esclusivamente per la Congregazione, che tradisce, in un modo o nell’altro, l’intenzione originale del nostro Padre Fondatore.
- Le difficoltà economiche che hanno portato all’assunzione di un numero inferiore di candidati nei Vocazionari in alcuni Paesi dove siamo presenti. Inoltre, a causa della mancanza di cultura della manutenzione unita alle difficoltà economiche, alcuni Vocazionari (strutturalmente) si trovano in uno stato fatiscente e quindi presentano un ambiente ostile alla salute dei fratelli. Alcuni giovani che visitano tali Vocazionari decidono di non tornare, a causa del cattivo stato dell’ambiente.
- Scarsità di vocazioni in molte parti dei Paesi in cui siamo presenti, come l’Italia, l’Inghilterra, gli Stati Uniti, ecc.
- Mancanza di interesse da parte di molti confratelli che lavorano nei Vocazionari a causa di una scarsa cura economica dei formatori rispetto a quelli delle parrocchie e delle scuole. Inoltre, a volte i formatori vengono considerati come un “gruppo di terza classe” nel loro apostolato rispetto a quelli delle parrocchie e delle scuole.
- Un rapporto malsano e squilibrato tra il Vocazionario e gli altri campi di azione della Congregazione. Il più delle volte, il Vocazionario è messo da parte da coloro che si occupano di altre aree di apostolato, in particolare le scuole e le parrocchie. I proventi delle scuole e delle parrocchie a volte non vengono condivisi con il Vocazionario.
- Utilizzo del Vocazionario come “discarica” per sacerdoti e religiosi problematici. In molte occasioni, in alcuni Paesi dove siamo presenti, sacerdoti e religiosi problematici (quelli coinvolti in uno scandalo o in un altro) vengono inviati al Vocazionario come segno di “punizione” e non con l’intento di “riabilitazione”. La presenza di tali confratelli nel Vocazionario non favorisce un’adeguata formazione dei suoi membri.
- Mancanza di rispetto dell’articolo n. 9 del Direttorio della Congregazione nella scelta dei formatori.
Considerando i problemi e le difficoltà che il Vocazionario si trova ad affrontare oggi nel suo lavoro, non può essere una profezia Vocazionista per la Chiesa di domani se non vengono gestiti adeguatamente, poiché il “domani” si costruisce sull’ “oggi”. I problemi sopra elencati mostrano che il “l’opera del Vocazionario” affronta molte sfide che non possono essere ridotte alla sola questione della formazione (anche se essa è fondamentale). Perciò:
- Il sostentamento economico e la manutenzione periodica dell’aspetto infrastrutturale dei Vocazionari devono essere assicurati.
- È necessario che ci sia un rapporto sano tra il lavoro del Vocazionario e quello delle altre aree di apostolato. Per esempio, si potrebbe introdurre una “giornata del Vocazionario” in tutte le Parrocchie Vocazioniste, celebrandola adeguatamente.
- La presenza di confratelli problematici nel Vocazionario deve essere ridotta e, quando necessario, ben gestita.
- Poiché la formazione è un ambito molto importante e stimolante nella vita umana in generale e in quella religiosa in particolare, è necessario stabilire dei buoni piani di formazione affinché il Vocazionario possa realmente prestare il suo servizio alla Chiesa in modo efficiente. Tali piani devono prendere in considerazione i seguenti aspetti:
- L’articolo n. 8 del Direttorio della Congregazione che indica come fornire e seguire “un programma adeguato all’età e al livello culturale dei candidati”.
- L’articolo 9 del Direttorio della Congregazione che prevede che siano destinati “solo religiosi esemplari, che abbiano acquisito una solida formazione spirituale e una buona conoscenza delle scienze comportamentali (psicologia, sociologia, filosofia…). Questo implica che la Congregazione deve provvedere alla formazione e all’aggiornamento dei suoi formatori.
- Un piano e un sistema ben funzionante per il sostentamento economico dei formatori (il loro mantenimento personale, le loro vacanze, la loro salute, ecc.).
- “Il Vocazionario” dovrebbe essere un argomento da trattare nelle fasi iniziali della formazione e anche in quelle permanenti.
Il modello pensato da San Giustino è ancora valido e attuale oggi, ma ha bisogno di essere applicato e, in alcuni contesti, adattato alle esigenze del luogo. In Paesi come gli Stati Uniti o il Regno Unito, dove le norme di tutela sono più rigide e, sia il clero che i religiosi, devono intraprendere una costante formazione, una realtà come il Vocazionario può essere difficile da applicare come l’aveva sognata San Giustino. Sarebbe molto impegnativo stabilire una casa dove i giovani possano vivere per discernere la propria vocazione, soprattutto se minorenni, ma è più fattibile quando si tratta di studenti universitari o laureati. Le nostre case devono preservare questa identità se vogliamo che il Vocazionario continui a esistere. Ciascuna delle nostre case dovrebbe essere un luogo in cui i giovani possano discernere le loro vocazioni e dove facciamo tutto il possibile per aiutare la Chiesa e gli altri Istituti.
- LE SFIDE DELLA FORMAZIONE RELIGIOSA
La stabilità e l’autenticità di una congregazione religiosa sono profondamente intrecciate con l’autentico processo di formazione all’interno di essa. Gli investimenti nel programma di formazione hanno un valore inestimabile, perché ciò che si acquisisce nella formazione accompagna per sempre. Tuttavia, numerose sfide sono associate alla formazione, come evidenziato nel recente documento “ Per vino nuovo otri nuovi” del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Queste sfide possono essere riassunte come segue:
- Sfide soggettive
Le sfide soggettive si riferiscono a quelle che hanno origine all’interno del formando, comprendendo attitudini, desideri, sogni e visioni.
- Il formando e la disposizione di base: La disponibilità del formando a essere guidato e formato in uno specifico stile di vita religioso è fondamentale. Una genuina apertura alla comprensione di sé e alla conformità a Gesù Cristo è essenziale per una formazione efficace. Tuttavia, si presentano delle sfide quando i formandi mancano di atteggiamenti sani e genuini, ostacolando il loro processo di formazione. Vale la pena ricordare le parole di Papa Francesco quando ha parlato di “schizofrenia esistenziale” nella vita di un seguace di Gesù, riferendosi a coloro che adottano una doppia vita. La mancanza di disposizioni di base in un religioso, specialmente per un candidato in fase di formazione, è una sfida seria. Con il passare degli anni nel periodo della formazione, alcuni formandi sostituiscono la disposizione di base con motivazioni puramente umane. In questo contesto, emergono vere e proprie crisi in un formando, poiché c’è una lotta interiore tra l’ideale professato da un lato e le motivazioni umane adottate dall’altro.
- Atteggiamenti malsani: Alcuni degli atteggiamenti malsani che vanificano direttamente lo scopo della formazione sono l’eccessivo complesso di inferiorità/superiorità, l’approccio totalmente negativo nei confronti degli altri, il continuo trovare difetti nei confronti dei superiori, ecc. Un formando con un atteggiamento malsano costante è molto difficile da guidare o formare nel modo previsto. I corsi intensivi di autoconsapevolezza possono aiutare i formandi a superare questi ostacoli.
- Attitudini errate: Le attitudini incompatibili con la vita consacrata possono ostacolare la formazione. Un formando con una motivazione sbagliata potrebbe sviluppare una profonda simpatia per certe attitudini che potrebbero trasformarsi in una schiavitù nel suo cammino. Il principio del piacere è il fattore motivante per la persona che si lascia guidare da attitudini sbagliate. I formandi devono coltivare consapevolmente le attitudini favorevoli alla loro vocazione.
- Desideri e sogni personali: I formandi sono tenuti ad allineare i loro desideri e i loro sogni con i valori evangelici e il carisma della Congregazione. I conflitti sorgono quando i formandi danno la priorità ai desideri individualistici rispetto agli ideali professati. La vera sfida inizia quando un formando nella vita consacrata, che dovrebbe vivere una vita dominata dai valori evangelici, è guidato da desideri puramente individualistici ed egocentrici. Questo crea una vera tensione nella sua vita, perché da un lato c’è l’ideale professato di seguire Gesù del Vangelo e dall’altro una vita guidata da sogni e desideri egocentrici.
- Le sfide oggettive o esterne
Le sfide esterne derivano dalle realtà, dalle strutture e dagli individui che circondano il formando. La vera formazione religiosa è un lavoro di collaborazione e uno sforzo combinato di molte persone. Gli elementi oggettivi dovrebbero aiutare il formando a modellarsi e a diventare una persona autentica su vari livelli della vita, come quello umano, cristiano, religioso, ecc. Tuttavia, le realtà oggettive possono costituire delle vere e proprie sfide per molti formandi in formazione. Alcune di esse sono trattate qui di seguito:
- Formatore: Il formatore svolge un ruolo cruciale nel guidare il formando verso i suoi obiettivi. Un rapporto di collaborazione e di fiducia tra formando e formatore è fondamentale per una formazione efficace. Se il formando inizia a considerare il formatore come una persona che limita la sua libertà o come un mero supervisore, il ruolo del formatore può diventare una sfida minacciosa. Una relazione genuina e aperta tra il formando e il formatore è essenziale in ogni fase della formazione. In assenza di una relazione autentica, gli effetti attesi della formazione non possono essere raggiunti. Al contrario, potrebbero crescere incomprensioni, emergere uno spirito di rivalità e persino la vocazione del candidato potrebbe essere messa in pericolo. È necessario promuovere sforzi consapevoli per creare una fiducia autentica tra il formando e il formatore. Incomprensioni o percezioni di autoritarismo da parte del formatore possono ostacolare il progresso del formando.
- Comunità: Una comunità solidale è ideale per la crescita formativa. I formandi che faticano a integrarsi nella vita comunitaria affrontano delle sfide. Le dinamiche comunitarie non autentiche possono portare a disillusione e abbandono della formazione. I religiosi che vivono secondo i valori possono davvero ispirare il formando, sia consapevolmente che inconsapevolmente. L’interesse del formando e della comunità è molto importante. “Per vino nuovo otri nuovi” n. 13 avverte che la causa fondamentale dell’abbandono della vita religiosa da parte di molti è una vita comunitaria non autentica, spesso dovuta alla mancanza di dialoghi intergenerazionali. Un formando che non cresce nella vita comunitaria e non mostra interesse per le questioni della comunità affronta una vera e propria sfida.
- Il mondo esterno: Le strutture gerarchiche della vita religiosa possono a volte soffocare il carisma e la crescita spirituale. Le strutture sono necessarie, ma devono essere al servizio della vita e della missione dell’istituto, non viceversa. È importante chiedersi se le strutture attuali servano davvero alla vita e alla missione di un istituto, o se piuttosto la vita è al servizio delle strutture. Diverse sfide possono emergere dalle strutture della vita consacrata. Quando una vita è sottoposta a strutture rigide, il carisma è in pericolo. Se si dà troppa importanza alle strutture, lo spirito del Vangelo rischia di morire. Tutti devono essere educati ad apprezzare le strutture, ma per una sana crescita del carisma è necessaria la rinascita dell’energia spirituale.
- Il mondo cibernetico: Sebbene il mondo cibernetico possa aiutare la formazione, un’eccessiva dipendenza da esso comporta dei rischi. La dipendenza dal cyberspazio può distogliere i formandi dalla loro vocazione e ostacolare il loro sviluppo spirituale. La dipendenza dal mondo cibernetico può compromettere l’opzione fondamentale di un formando. Nel mondo cibernetico nascono comunità e amici virtuali, che vanno sempre a scapito della comunità e degli amici reali, rappresentando una vera minaccia e una sfida per un religioso.
- Relazioni/Famiglia: Mentre il sostegno familiare può ispirare i formandi, un eccessivo attaccamento alla famiglia e agli amici può sminuire la loro vocazione. La vita cristiana impegnata dei genitori, la loro vita spirituale esemplare, i sacrifici che fanno e l’apprezzamento per la vita consacrata sono ambiti da cui un formando trae vera ispirazione. Tuttavia, le sfide possono emergere anche in questo ambito, quando un formando è eccessivamente legato alla famiglia ed agli amici, mettendo in pericolo la qualità della sua vocazione. L’intromissione inutile della famiglia può causare seri problemi al religioso, costringendolo a sopportare tensioni e preoccupazioni indesiderate, riducendo così l’interesse per gli elementi genuini della consacrazione. L’invadenza familiare può creare stress inutile per i formandi.
- PROCESSO DI INTEGRAZIONE E RISPOSTA ALLE SFIDE
Considerando i problemi e le difficoltà, di cui sopra, che il Vocazionario si trova ad affrontare oggi nel suo lavoro, non può essere una profezia Vocazionista per la Chiesa di domani se non vengono gestiti bene perché il “domani” si costruisce sull’ “oggi”. I problemi sopra elencati mostrano che il “l’opra del Vocazionario” si trova di fronte a molte sfide che non possono essere ridotte alla sola questione della formazione (anche se è fondamentale). Pertanto:
Per affrontare queste sfide, è necessario un approccio comprensivo:
- Programma di Formazione:
- Approccio personalizzato: Sviluppare programmi di formazione che rispondano alle esigenze individuali e alle sfide, fornendo una guida e un sostegno personalizzati.
- Formazione olistica: Enfatizzare un approccio equilibrato che integri le dimensioni spirituale, intellettuale, emotiva e pratica della formazione, assicurando che i formandi ricevano una preparazione comprensiva per la vita religiosa.
- Valutazione continua: Valutare regolarmente l’efficacia dei programmi di formazione attraverso meccanismi di feedback, che consentano aggiustamenti in base all’evoluzione dei bisogni e delle circostanze.
- Adattamento costante: È imperativo un costante adattamento delle strategie formative ai cambiamenti culturali contemporanei. La vita fraterna in comunità deve essere rivista, così come i nuovi itinerari di formazione per i giovani, al fine di ottenere una sempre migliore integrazione tra la vita teologica e la vita comunitaria, con una rinnovata pedagogia educativa per una crescita armonica tra la dimensione spirituale e quella culturale e umana.
- Relazione tra formatore e formando:
- Comunicazione aperta: Promuovere un ambiente di fiducia e di apertura in cui i formandi si sentano a proprio agio nell’esprimere ai formatori le loro preoccupazioni, i loro dubbi e le loro aspirazioni.
- Tutoraggio: Incoraggiare i formatori a fungere da mentori piuttosto che da figure autoritarie, guidando i formandi con empatia, comprensione e umiltà.
- Corso di formazione per i formatori: Fornire ai formatori una formazione continua in consulenza, cura pastorale e risoluzione dei conflitti, per dotarli delle competenze necessarie a sostenere efficacemente i formandi.
- Accompagnamento costante: I formatori dovrebbero adottare un ruolo di compagni, favorendo un dialogo aperto e la comprensione con i formandi. Le sfide che i formandi si trovano ad affrontare oggi sono di portata maggiore rispetto a quelle che si affrontavano con la generazione precedente. Il loro mondo è diverso e il loro linguaggio è diverso. L’accompagnamento costante del formando è la necessità del giorno, che creerebbe un’amicizia tra il formando e il formatore. Questo aiuterà il formatore a entrare nel mondo del formando e a guidarlo correttamente. La vecchia idea della figura ‘paterna’ del formatore è meno accettata dai formandi. Potrebbe essere sostituita dalla figura di un amico che li accompagna costantemente. Questo creerà uno spazio più creativo per il dialogo tra il formatore e il formando. Per quanto riguarda la vita religiosa, Papa Francesco ha affermato categoricamente che non dobbiamo formare amministratori e manager, ma padri, fratelli, compagni di viaggio. Dobbiamo osare di mettere in discussione il modo in cui stiamo formando noi stessi e i nostri candidati.
- La Vita Comunitaria
- Costruzione della comunità: Promuovere una cultura di fraternità, collaborazione e sostegno reciproco all’interno delle comunità religiose, favorendo un ambiente in cui i formandi si sentano valorizzati e inclusi.
- Dialogo intergenerazionale: Facilitare il dialogo tra le diverse generazioni all’interno della comunità, consentendo ai formandi di apprendere dalla saggezza e dall’esperienza dei membri più anziani, contribuendo al tempo stesso con le loro prospettive e intuizioni.
- Risoluzione dei Conflitti: Implementare processi strutturati per risolvere i conflitti e affrontare le tensioni all’interno della comunità, assicurando che i disaccordi non si intensifichino e non interrompano il processo di formazione.
- Integrazione della tecnologia
- Guida all’uso della tecnologia: Fornire ai formandi una guida sull’uso responsabile e consapevole della tecnologia, aiutandoli a trovare un equilibrio tra l’utilizzo delle risorse digitali per la formazione ed evitare distrazioni o influenze dannose.
- Pratiche di disintossicazione digitale: Incorporare nei programmi di formazione pratiche come i digiuni tecnologici periodici o i ritiri di disintossicazione digitale, incoraggiando i formandi a disconnettersi dagli schermi e a coltivare un impegno spirituale più profondo.
- Risorse sulla cyber-spiritualità: Offrire risorse e forum online incentrati sulla cyber-spiritualità, esplorando i modi in cui la tecnologia può essere sfruttata come strumento per la crescita spirituale e la costruzione di comunità.
- Integrazione e applicazione: I formandi devono integrare gli ideali appresi nelle situazioni di vita reale e valutare periodicamente i loro progressi. Deve avvenire un processo di integrazione per tutta la vita, durante il quale gli ideali appresi vengono applicati in situazioni di vita reale, con controlli e correzioni periodici.
- La famiglia e le relazioni esterne
- Coinvolgimento della famiglia: Facilitare i confini e la comunicazione tra i formandi e le loro famiglie, incoraggiando relazioni di supporto e rispettando l’autonomia e l’indipendenza dei formandi.
- Reti di supporto sociale: Creare reti di supporto per i formandi al di fuori della loro famiglia, inclusi mentori, coetanei ed ex-alunni che possono offrire guida, incoraggiamento e assistenza pratica.
- Limiti ed equilibrio: Incoraggiare i formandi a stabilire dei limiti e a dare priorità ai loro impegni, assicurandosi che le relazioni esterne non distolgano dal loro cammino formativo o dal discernimento vocazionale.
Conclusione
Il Vocazionario rappresenta una testimonianza della visione e della missione duratura di San Giustino, incarnando il carisma unico dei Vocazionisti nel promuovere le vocazioni sacerdotali e religiose. Questo documento ha elaborato il ruolo cruciale del Vocazionario nel coltivare le vocazioni attraverso un approccio globale che integra la formazione spirituale, accademica e pratica. Evidenziando la natura distinta del Vocazionario rispetto ai seminari tradizionali, abbiamo sottolineato il suo più ampio servizio ecclesiastico e l’imperativo dell’inculturazione e dell’adattamento in contesti culturali diversi.
Le sfide contemporanee nella formazione religiosa richiedono una strategia dinamica e reattiva. Ciò include la promozione di un ambiente favorevole e accogliente, la comunicazione aperta e il tutoraggio, l’integrazione responsabile della tecnologia e l’incoraggiamento della vita comunitaria e delle relazioni esterne. Affrontando queste sfide con approcci innovativi, il Vocazionario può mantenere la sua rilevanza ed efficacia nel mondo di oggi.
Guardando al futuro, il Vocazionario deve continuare a evolversi, assicurando di rimanere una parte vibrante ed essenziale della missione dei Vocazionisti. L’impegno a preservare la sua gratuità e inclusività, così come ad adattare i piani di formazione per soddisfare le esigenze locali, è fondamentale. Così facendo, il Vocazionario non solo servirà la Congregazione, ma contribuirà in modo significativo alla Chiesa universale.
In conclusione, il Vocazionario incarna lo spirito di servizio e dedizione immaginato da San Giustino. È attraverso la riflessione continua, l’adattamento e l’impegno nei confronti dei suoi principi fondanti che il Vocazionario potrà prosperare e adempiere la sua missione di coltivare le vocazioni per la Chiesa di domani.
Riferimenti
- Sfide della formazione religiosa, Dr. Wilson Srampickal OCD, 11 marzo 2018.
- CJC
- Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Per vino nuovo otri nuovi, Il vino in otri nuovi, 2017.
- Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Il servizio di autorità e l’obbedienza, 2008.
- Costituzioni della Società Divine Vocazioni
- Direttorio della Società delle Divine Vocazioni
- Evangelii Gaudium
- P. Ludovico Caputo, Il Vocazionario. Lettera circolare, Quaresima 2009.
- Francesco, Svegliate il mondo! Conversazione con Papa Francesco sulla Vita Religiosa, in La Civiltà Cattolica, 10-11.
- Identità e stile Vocazionista, in Lettere Circolari 2006/2012, Ed. Vocazioniste, pp. 236-285.
- AA.VV, Paideia Vocazionista, Ed. Vocazioniste, Napoli 2009.
- Ratio Institutionis Generalis
- Giustino Russolillo, Opere, vol. 22 e 24
- Atti del XIII Capitolo Generale. Pianura, 3-20 Luglio 2006, pp 193 -196.
- Opere di don Giustino:
- Ascensione
- Le prime Regole
- Documenti del Concilio Vaticano II